Summer Prague Open 2022

Da qualche anno, la mia agenda estiva include puntualmente la partecipazione ad almeno un grande festival in terra straniera: amo viaggiare e ogni anno ho l’abitudine di scegliere un open in una nota capitale europea, per unire l’opportunità di disputare un torneo di alto livello tecnico a quella di fare un po’ di sano turismo.

Dopo due anni di stop -a dir la verità nel mio caso non proprio, chiunque ricorderà la mia spavalderia dell’estate 2020, che mi fece tornare in Italia dall’Austria positivo al Coronavirus- credo sia giunto il momento di riappropriarci della nostra vita e di fare esattamente ciò che facevamo prima; nel mio caso giocare all’estero almeno una volta all’anno.

Quest’anno la scelta è caduta, un po’ all’ultimo momento e un po’ per caso, sul ” Summer Prague Open”, torneo del quale ero venuto a conoscenza casualmente un paio di anni fa da un amico tedesco che ho conosciuto a Sankt Veit An der Glan.

Le ottime convenzioni alberghiere offerte dagli organizzatori, unite alla possibilità di visitare nuovamente una città dove ero stato l’ultima volta 18 anni fa, mi hanno portato a scegliere questo torneo.

La sede di gioco non é altro che la sala congressi di uno dei 3 alberghi -attigui e facenti parte dello stesso complesso- coi quali gli organizzatori avevano stipulato convenzioni decisamente vantaggiose rispetto a quelle che ho visto in quasi quindici anni di tornei:

noi abbiamo scelto la soluzione più economica -54 a notte in due, colazione inclusa- , l’hotel “Olimpik Tristar”, un 3 stelle più che dignitoso, tra l’altro anche sede di gioco. 

Per andare al turno basta perciò chiamare l’ascensore, il che per i pigri come me non è che una manna dal cielo.

Mio compagno di viaggio in questa avventura è l’amico bergamasco Tommaso Bonassi, la cui instancabilità alla guida e dopo i turni è qualcosa che considero ai limiti del soprannaturale.

Abbiamo deciso di raggiungere Praga in automobile, viaggiando un giorno prima dell’inizio del torneo per poter riposare adeguatamente dopo un viaggio di oltre 10 ore ( 3/4 pause incluse).

Io e il mio omonimo ci vediamo a Verona, la cui labirintica e insensata viabilità fa esaurire gli improperi e ritardare la partenza di un’ora; segue la “tirataccia” Verona-Praga, cominciata alle 10.30 e protrattasi fino alle 22.30 circa, valicando il Brennero per poi attraversare nell’ordine Austria, Germania e Repubblica Ceca.

Giunti nella capitale boema seguiamo pedissequamente le indicazioni del navigatore e dovremmo esser giunti a destinazione; tuttavia, una volta arrivati,non scorgendo l’insegna del nostro hotel, sospettiamo di esserci sbagliati.

Pazientemente accostiamo e cerchiamo nuovamente l’indirizzo esatto sul bando, inserendolo su google maps tramite copia e incolla (vorrei vedere voi a scrivere correttamente un indirizzo ceco… con tutte quelle consonanti!). 

Il navigatore dice che siamo a 3 km di distanza … quindi? Un curioso caso di omonimia tra hotel?                                       

Procediamo verso la meta finchè non incontriamo una rotonda, che secondo quanto sostiene il navigatore dobbiamo interamente percorrere per poi tornare da dove siamo venuti. 

Risultato? Dopo 10 minuti siamo nel medesimo punto in cui ci trovavamo prima. 

Caro maps, ti pare il caso di prendere per i fondelli due poveri italiani che sono in viaggio da oltre 10 ore?            

A questo punto, al fine di chiedere informazioni a qualcuno di Praga, parcheggiamo e accediamo alla hall dell’hotel Olimpik, che almeno all’apparenza non pare essere il nostro “Olimpik Tristar”… una volta dentro, però, ci accorgiamo immediatamente della singolare situazione: di fatto, all’interno dello stesso edificio ci sono due hotel, l’ ”Olimpik Congress” (

(

4 stelle) e l’ ”Olimpik Tristar” (3 stelle).

Chiarito questo possiamo finalmente parcheggiare – alla “modica” cifra di 10 euro al giorno, novità non accolta benissimo da noi- , fare il check in e andare a letto.

La hall mette in evidenza fin da subito il melting pot dei grandi festival estivi: oltre a noi, in fila al check in c’è gente di un po’ tutto il mondo, tra cui una nutrita delegazione di fanciulli e fanciulle del circolo di Abu Dhabi, accompagnata da un giovane coach.   

A causa dell’orario e della stanchezza decidiamo di rinunciare alla cena, ripromettendoci di rifarci all’indomani a colazione. 

Missione compiuta: dopo essere stato deluso dalle proposte “dolci”, tra le quali persino la stagionata “Luisona” di Stefano Benni avrebbe ben figurato, mi traformo in crucco per una settimana, optando per uova strapazzate, prosciutto e formaggio quasi tutte le mattine.

Alle 14.30 del 5 agosto, un’ora e mezza prima dell’inizio effettivo del torneo, escono gli abbinamenti: prima del torneo, consapevole di trovarmi più o meno a metà del ranking di partenza, sapevo che avrei potuto prendere molto in alto o molto in basso.

Mi tocca il terzultimo di tabellone, un ultrasessantenne ceco sui 1500 che riesco a sconfiggere agevolmente. 

Tuttavia, sono ben consapevole di essere all’interno di un campo minato e di essere stato molto fortunato con l’abbinamento : a poche scacchiere di distanza dalla mia giocano diversi bambini con un Elo ridicolo rispetto al loro effettivo valore, che sono (per ora…) miracolosamente riuscito a schivare.

Non a caso, al primo turno le sorprese non sono mancate e in diversi casi “Davide” ha annientato il nettamente più quotato “Golia”.

Dopo la fine della mia partita assisto agli ultimi attimi di quella del mio collega, che col Bianco sta affrontando un diciottenne ceco, Elo 1700 e qualcosa. 

La situazione è confusa, entrambi i giocatori sono in zeitnot e può succedere di tutto…  

Tommaso muove e mi guarda con aria interrogativa, della serie “ che Dio ce la mandi buona”… sul momento non mi accorgo di nulla, vedo solo un casino incalcolabile, soprattutto se entrambi hanno così poco tempo sull’orologio. 

Più tardi,Tommaso, in analisi, mi mostrerà la ragione di quello sguardo perplesso: si era appena accorto di una mossa fortissima del suo avversario, che l’avrebbe completamente disintegrato.

Fortunatamente il giovane ceco perde l’unico treno della partita e alle 20 possiamo andare a cena con un 2 su 2. 

Durante tutta la settimana, per mangiare, ci siamo quasi sempre serviti del comodo centro commerciale nelle vicinanze: hanno sede qui una serie di ristoranti fast food che propongono, a prezzi popolari, cucine di vari angoli di mondo. 

Ci eravamo ripromessi di provare ogni giorno un ristorante diverso, tuttavia, i menù scritti interamente in ceco non permettevano di capire cosa effettivamente si stesse ordinando.

Arrangiandomi un po’ con google translate e parlando in inglese coi pochi dipendenti che lo conoscevano, sono riuscito a non imbattermi in pietanze indesiderate per l’intera durata del torneo: evviva!

Sabato 6 agosto, secondo turno. 

Oggi il mio avversario è un Maestro Fide tedesco d’esperienza, precipitato a 2209 dopo essere stato over 2350 appena qualche anno fa e aver giocato più o meno qualsiasi apertura possibile.

Dedico la mattinata alla preparazione della partita, mentre Tommaso sceglie di partecipare a un torneo rapid collaterale.

Alle 16, col Bianco, mi siedo alla scacchiera e l’apertura va più o meno come previsto; tuttavia, una gravissima svista durante il mediogioco mi porta in posizione persa. 

Nel momento decisivo il mio avversario si lascia sfuggire una banale palla goal e, non so ancora come, riesco a sopravvivere e a forzare il perpetuo.

Capisco già da subito che, nonostante prima del torneo mi sia allenato sul calcolo risolvendo un sacco di posizioni, c’è un bel po’ di ruggine da scrostare dovuta all’inattività degli ultimi tempi.

E va beh, confidiamo in domani, in cui ci sarà l’unico doppio turno del torneo.

Alle 9 del 7 agosto stringo la mano al Maestro Fide inglese Erik Teichmann (2202) , uno dei massimi esperti mondiali dell’Orang Utan (1.b4).

Già al secondo tratto, il mio avversario gioca una mossa imprevista, neppure menzionata nella pubblicazione che avevo consultato la sera prima: annamo bene, proprio bene.

La posizione inconsueta mi porta a dover pensare con la mia testa fin da subito e alla quindicesima commetto un grossolano errore di calcolo che mi condanna, benché continui a giocare per un’altra ventina di mosse.

Che partitaccia, ragazzi. Ma calma, perchè oggi c’è il doppio turno e non tutto è perduto.

Sconfortato dalla qualità del mio gioco, decido di staccare completamente la spina buttandomi su Netflix per un paio d’ore. 

Alle 15, di buon umore grazie ai sempre divertenti Aldo Giovanni e Giacomo, consulto il turno. Ho il Bianco contro Martin Horak (2238) , Maestro Fide ceco ventitreenne. 

Sembra che non veda più niente: dopo 20 mosse ho la qualità in meno, persa a causa di un tatticismo di 3 mosse piuttosto semplice, del quale mi sono accorto subito dopo aver mosso. 

Arrabbiatissimo con me stesso per la figuraccia, cerco di complicarla e di creare qualche insidia sul suo re; dopotutto ho due cavalli che possono creare un sacco di problemi pratici.

Non so come, fatto sta che a un certo punto l’occasione si presenta e parte un dialogo interiore memorabile.

“Dunque, Tommaso, hai 20 minuti. Che facciamo?”

“Allora dunque, mangio il Cavallo però poi lui mangia il mio, non so se c’è il perpetuo. Uffa, ma perchè la mia visualizzazione fa così schifo! ” (15 minuti così, calcolando e ricalcolando la stessa variante, che a dir la verità era di 6 mosse forzate). 15 minuti dopo…

“hai 5 minuti, quindi cosa fai?”

“non ne ho idea, mi sembra che funzioni e che il Nero debba far patta perchè se cerca di scappare col Re perde ma…”

“ Ti ricordo che intanto hai un minuto… 30 secondi… 15… Non cincischiare!”

“ va beh, mi butto, speriamo bene!” 

1.Dxe4! 

[col senno di poi, per fortuna c’ho preso! In partita mi sembrava buona anche 1.C5b4, che attacca la Donna difendendo anche il Cd3, ma il motore cinicamente indica che dopo 1…Cf6 il Bianco riceve addosso una secchiata d’acqua talmente gelata da rischiare l’ipotermia e torna a casa con le pive nel sacco.] 

1…Dxd3 2.De8+ Rh7 3.Cf6+ 

e ora il Nero deve accontentarsi della patta con 3…gxf6 4.Dxf7+ Rh8 5.Df8+ Rh7 6.Df7=. 

Ma qui Horak pensa sì e no 10 secondi e gioca la spavalda 3…Rg6

Che mi sia perso qualcosa? 

Ora l’unica cosa positiva è che, comunque vada, con 30 secondi sull’orologio posso giocare soltanto 4.h5+, che eseguo in un battibaleno, recuperando 30 preziosi secondi.

4…Rg5 [come avevo calcolato prima di giocare 1.Dxe4, ora il Cf6 non si può prendere: 4…Rxf6 De5#] 5.De5+ Df5 

Nella mia testa prima di prendere in e4 ero arrivato a calcolare fino a questa posizione, con qualche errorino di visualizzazione: avevo perso molto tempo perchè pensavo che a questo punto il Nero potesse parare lo scacco con f5, accorgendomi dopo un po’ che il pedone f era di fatto bloccato dal Cavallo.

A questo punto, mi attengo al sacrosanto detto sentito più di una volta da qualche titolato ex jugoslavo: “Quando puoi scegliere se dare matto o mangiare Donna, mangia Donna”

Le mie due vocine interiori di audacia e prudenza bisticciano per l’ultima volta:

“Ma forse vince anche Ce4+ ” (sì, vinceva anche questa, come si dice in Romagna non vedo proprio un prete nella neve!)

“Hai 30 secondi, fai f4 e mangiagli quella c***o di Donna.”

6.f4+     1-0 

Dopo aver messo a segno un furto del genere si può andare a mangiare, uscendo dal doppio turno a testa alta (circa) e sperando di cominciare a giocare decentemente nella seconda parte del torneo.  

Nel frattempo Tommaso, giocatore notoriamente tattico e aggressivo, affettuosamente soprannominato “il Tatticone” dall’amico Mirko Monducci, sigla la sua seconda patta del torneo: alla fine dei 9 turni, forse per le cattive compagnie da lui frequentate -ma chi? io? No, impossibile, io non patto mai…- , il suo cartellino annovererà ben 6 armistizi.

Siamo a lunedì 8 agosto, giorno del giro di boa del torneo: oggi si svolge il quinto turno, che mi vedrà in trentasettesima col Nero, contro la WIM locale Natalie Kanakova(2173).

Un giro in centro precede la consueta preparazione; pranzo presso un ristorante vicino all’hotel (con annesso e “telefonato” abuso di google translate), sonnellino e alle 16 Bianco in moto.

Nonostante l’apertura proposta dalla mia avversaria abbia rappresentato l’ennesimo imprevisto, esco più che dignitosamente, addirittura con vantaggio. 

Purtroppo mi sfugge un’idea tattica che rimette tutto in discussione: a questo punto è tutto appeso a un filo e chi calcola meglio vince. 

Purtroppo, non accorgendomi di disporre di una mossa forte sbaglio, perdendo un’occasione e poco dopo anche la partita. 

In analisi la mia avversaria mi illustra i suoi precisi calcoli, dimostrandomi di aver visto molto più in profondità di me. Peccato, speriamo in domani.

Siamo a 2,5/5, il che significa che o si viene pescati dal più forte a 2,5 (elo 2200+) o si fa un giro nel campo minato dei bambini under rated.

Anche al quarto turno la situazione era più o meno la stessa e avevo preso uno dei più forti a 1,5/3; ora però, ahimè, ho pescato uno con l’Elo -decisamente- più basso: al sesto turno affronterò l’undicenne polacco Piotr Brzezina, che nonostante i suoi modesti 1646 FIDE ha già fatto fuori due over 2000. 

Il possesso del Bianco mi permette di impostare una partita solida in cui mi trovo a mio agio: ben presto la posizione sembra più facile da giocare per me e il mio avversario si riduce a corto di tempo.

Guadagno un pedone, ma l’attività dei pezzi avversari mi porta a commettere un errore.

Il mio avversario ristabilisce la parità di materiale e raggiunge la quarantesima mossa, ottenendo 30 minuti di bonus.

Ora è tardi per cercare di vincere: sulla scacchiera c’è un finale R+A+4 pedoni (Bianco) vs R+C+4 pedoni (Nero),ma il Nero ha un pedone passato e il Re più attivo.

Ormai in crisi, faccio una x con le dita al biondino che ho di fronte il quale, dopo avermi fissato per qualche istante coi suoi occhi di ghiaccio, scuote la testa, comunicandomi indirettamente che ha intenzione di torturarmi ancora un po.’ 

Fortunatamente dopo qualche altra mossa Piotr il terribile si rassegna e, in posizione in cui sono l’unico a poter perdere, mi offre patta. Accetto in men che non si dica. 

E voi direte “ Scampato pericolo, vedrai che nei prossimi turni giocherai anche con qualche maggiorenne con un punteggio Elo che rispecchi l’effettiva forza di gioco.”

Niente di tutto questo: l’avversario del settimo turno è un solidissimo sedicenne polacco, 1774 di Elo.

Il Nero, l’apertura solida del mio avversario e soprattutto l’eccessiva stanchezza accumulata in seguito alla scellerata decisione di partecipare al torneo blitz mattutino, mi fanno optare per una rapida -quanto pigra- divisione della posta e un paio d’ore di sonno prima di cena.

Intanto, nelle scacchiere di fianco alla mia, le due mine vaganti continuano a esplodere impietosamente: a destra ho un quattordicenne malese, 1597 di Elo (ma dove?) , che ha due pedoni secchi in più contro uno col mio Elo; a sinistra, invece, il biondissimo Piotr sta cercando di capitalizzare un finale leggermente superiore contro un altro sui 2000.

Vado a cena sollevato, dicendo a Tommaso “Fortuna che oggi il malese ha vinto, altrimenti domani me lo sarei beccato io”. 

Tommaso apre chess-results e mi guarda ridendo: “Guarda che il malese ha pattato. E sappiamo già contro chi gioca domani.” Gelo. 

Alle 21.45, dopo la fine dell’ultima partita, escono gli abbinamenti: come previsto, avrò il Bianco contro mr Ishaan Quan Tze Navaratnam (va beh, confesso, ho fatto copia e incolla da chess-results), alias il nipotino di Sandokan, partito con un inquietante 2 su 2.

L’ 11 agosto 2022 è per noi il penultimo giorno in quel di Praga: partiremo domani pomeriggio, subito dopo l’ultimo turno; alla luce di questo ci concediamo l’ultimo giro in centro, con visita e pranzo a Malà Strana, storico quartiere della città.

Intanto, il mio collega e omonimo approfitta del peregrinaggio in centro per tentare di risolvere -spoiler alert, senza successo- un problema di natura pecuniaria: 

dal momento che la valuta ceca è la corona, il nostro aveva ben pensato qualche giorno prima di prelevarne 10.000 (circa 400 euro) … accorgendosi troppo tardi che si tratta di una quantità di denaro esagerata rispetto a quella che ci serviva!

Stiamo perciò cercando una banca che ci permetta di cambiare un po’ delle nostre corone in euro, ma a quanto pare questa possibilità non è contemplata e il buon TomBon dovrà recarsi all’aeroporto di Orio per completare con successo l’operazione.

“Rassegnazione”

Non dimentichiamo che alle 16 si gioca: eccomi qui allora, col Bianco, contro l’asiatico pericoloso che pone problemi perfino agli impiegati dell’anagrafe. 

Fortunatamente fila tutto liscio e ho la meglio dopo neanche 3 ore: evvai, domani finalmente prenderò uno con più Elo! 

Cena indiana, visione del turno e poi a letto: domani si gioca alle 9.

12 agosto 2022, ore 8.58: mancano due minuti all’ultimo turno e di fronte a me c’è il quattordicenne (ANCORA?!?!?)  ceco Karel Brozka (2188). 

Un ordine di mosse fastidioso mi destabilizza e fin da subito la partita prende una brutta piega: nonostante il motore consideri completamente pari la posizione raggiunta, faccio confusione coi piani vengo sconfitto in maniera abbastanza netta.

Anche Tommaso perde ed è forse l’unico turno del torneo in cui la stanza 449 dell’Olimpik Tristar totalizza un immondo 0 su due. 

É indubbiamente un segnale: bisogna tornare in Italia quanto prima!

E così sia allora, ma non prima di aver divorato una palacinka (=crepe, in ceco) con frutti di bosco e panna montata al solito centro commerciale!

Il viaggio di ritorno è meno estenuante di quello dell’andata: avevamo deciso prima di partire di spezzarlo in due tappe di circa 5 ore l’una, intervallate da uno stop di una notte a Ebbs (Austria, appena dopo il confine con la Germania).

Una rilassante passeggiata nel bosco e una deliziosa cena tirolese presso il ristorante dell’hotel “Zur Schanz” coronano una piacevole vacanza.

E così, a stomaco pienissimo, alle 16 dell’indomani raggiungo la stazione di Verona Porta Nuova, arrivando poi a Imola in serata.

Da Praga è tutto, grazie ancora una volta a chi si è preso il tempo per leggermi e alla prossima!

Tommaso